“Oggi sono Beni…perché non ho chiesto a mio marito di accompagnarmi?...perché non ho deciso di far parte di quegli oltre 400.000 connazionali che hanno lasciato il Paese proprio per sfuggire a queste violenze?...si, ma per andare dove?...in Europa?...e se poi ci avessero rispedito indietro dicendo che non siamo titolari di protezione internazionale dove saremmo ritornati, a Beni?...però in fondo è un bene che fossi sola, così la mia famiglia è al sicuro, almeno per il momento e poi ho risparmiato loro uno spettacolo disumano, queste bestie non si sono limitate a violentarmi, hanno infierito con lame e rastrelli e poi hanno completato l'opera bruciandomi…ero ancora cosciente ma non ho avuto paura, ho pensato a voi, ai miei bambini e tutto è finito in un attimo…
…cari colleghi, da Ottobre 2014 a Marzo 2016 nei territori di Beni, Lubero e Butembo, 1.200 persone sono state massacrate nell'indifferenza generale…il rischio è il genocidio ed è una vergogna…nessuna impunità per i responsabili di questi massacri, a quando la giustizia?”, ha dichiarato, davanti alla plenaria del Parlamento europeo l’Eurodeputato Cecile Kyenge (Pd), che traducendo in italiano lo slogan ‘Je suis Beni’, si è idealmente identificata con la Città del nord-est della Repubblica Democratica del Congo dove da un anno e mezzo sono in corso scontri fra gruppi etnici per il controllo di un territorio ricco di minerali.
Tratto da:
Ansa Europa