La Corte europea dei Diritti Umani, con una sentenza di assoluzione emessa nei confronti del Regno Unito, ha stabilito che nel lottare contro il terrorismo gli Stati Ue possono limitare i diritti dei sospettati di un attacco imminente, riferendosi, in particolare, alla detenzione per 13 giorni e le perquisizioni durate tra i 10 e i 12 giorni nelle case di tre uomini pachistani, sospettati nel 2009 di essere coinvolti nella preparazione e istigazione ad atti di terrorismo.
I sospettati, dopo essere stati rilasciati, si rivolsero alla Corte di Strasburgo sostenendo che le autorità avessero violato il loro diritto ad un giusto procedimento per determinare la legittimità della loro detenzione e quello al rispetto della vita privata per le perquisizioni condotte nelle loro abitazioni.
I togati europei hanno però stabilito che, in caso si sospetti un attacco terroristico uno Stato può condurre, a porte chiuse, parte delle udienze per determinare la legittimità di una detenzione senza che questa sia considerata una violazione dei diritti degli indagati e che, in caso si sospetti un attacco imminente, il mandato di perquisizione di un'abitazione può essere formulato in modo generico.